Carlo Rivetti: Migliorarsi? Significa centrare i playoff

Alessandro Iori ha intervistato Rivetti, Vaira e Bianco nello speciale andato in onda questa sera su TRC:

Rivetti

“Ritenevamo che un ciclo fosse concluso e volevamo aprirne uno nuovo. La scelta è stata attenta, ponderata e credo che comunque il cambiamento aiuti sempre a crescere. All’inizio può sembrare minaccioso ai più ma poi porta sempre, secondo me, dei vantaggi.



Uno degli obiettivi di tutti gli esseri umani in generale è quello di provare sempre a migliorarsi ed è quello che vogliamo fare come Modena quest’anno cioè migliorare. Migliorare crescendo, migliorare magari prendendo meno gol avendo più continuità e cercando di creare uno spirito vincente all’interno della squadra.”

Migliorarsi significa centrare i playoff.

Vaira

“Chiaramente è una decisione importante. Abbiamo dimostrato che l’allenatore è sempre al centro di un percorso tecnico per cui, a stagione conclusa, ci siamo riuniti con la proprietà, con la Famiglia Rivetti e abbiamo fatto un’analisi di quella che era stata la stagione. Siamo arrivati alla conclusione che il ciclo con Mister Tesser fosse finito per cui da lì è nata la decisione di virare su un nuovo allenatore.

Avevo questa idea di Paolo Bianco che conoscevo da diversi anni e sono convinto che sia un allenatore fortissimo, un uomo di grande spessore. Ci sono poi stati degli incontri tra Paolo e la proprietà, a loro è piaciuto molto e hanno deciso di sposare questa idea. Non c’è nemmeno stato bisogno di parlare con altri o fare casting. Siamo andati dritti su Paolo convinti che sia la persona giusta per aprire un nuovo ciclo.

Scegliere un allenatore è sempre una grande responsabilità. Siamo una società che tutela, protegge e mette nelle giuste condizioni un allenatore. In questi due anni abbiamo avuto dei momenti di difficoltà anche belli tosti e abbiamo sempre fatto quadrato, dando il meglio di noi. Siamo sempre rinati.

C’è grande convinzione e grande carica. Non vedo l’ora di vedere Paolo e il suo staff al lavoro sul campo perchè ci crediamo tanto.

Sono dell’idea che i giocatori, attraverso il lavoro, possono sempre crescere a prescindere dall’età. Noi dobbiamo lavorare tanto, bene, singolarmente e collettivamente. C’è qualche ragazzo che stuzzica da questo punto di vista. Mi viene in mente Duca, Bozhanaj, Battistella, Bonfanti, Abiuso…ragazzi che percepisci che possono essere pronti a fare il salto di qualità. È chiaro che anche loro devono essere brai a mettersi nelle condizioni di essere aiutati dal Mister e dallo staff.

Bozhanaj, Battistella, Guiebre e Abiuso sono pronti per la Serie B

Palumbo e Coda sono due top della categoria, lo hanno dimostrato in queste stagioni. Dal punto di vista anagrafico sono un po’ diversi perchè Palumbo è un giocatore che sta entrando nel pieno della maturità, è un classe ’96 mentre Coda è un pochino più verso la fine ma anche l’anno scorso ha dimostrato di essere un giocatore decisivo. Sono operazioni difficili e complicate per i livelli economici e per i competitor che ci sono. Però a noi i giocatori bravi piacciono. Sul mercato però non ci sono soltanto loro, ce ne sono diversi. Stiamo cercando di individuare i profili che ci possano far fare il salto di qualità.

Ci piacerebbe mettere dentro giocatori di un certo spessore

Tremolada resta al centro del futuro del Modena.”

Bianco

“Si dice che il campionato di B sia il più difficile delle 3 categorie professionistiche italiane. Un campionato infinito che riserva sempre sorprese. L’augurio è che quest’anno possa essere il Modena la sorpresa. Come dice il Presidente, la nostra voglia è quella di migliorarci che non vuol solo dire migliorare la classifica ma nella crescita totale del club attraverso il miglioramento dei calciatori, delle strutture che son quelle che poi ti permettono di stabilizzarti ed eventualmente in futuro, grazie alla forza di questa proprietà, anche perchè no tornare nella massima serie.

Non ho mai allenato in B. Dopo la carriera da calciatore ho allenato 9 anni. Per me allenare non significa solo fare il primo allenatore. L’anno in cui non ho lavorato ho fatto i corsi che mi permettono oggi di essere qui. Ho viaggiato tanto, ho scoperto e sperimentato nuove idee che, nel corso delle esperienze con altri allenatori importanti, ho fatto mie.

Sono convinto di essere arrivato pronto a questa opportunità

Poi gli allenatori se ottengono buoni risultati significa che la società ha fatto una buona scelta altrimenti avrà fatto una scelta pessima. È normale, ho scelto di fare questo lavoro, ho scelto di assumermi la responsabilità di allenare una piazza difficile, importante come quella di Modena. So cosa mi aspetta ma non vedo l’ora di iniziare.



Sono stato fortunato ad aver avuto la possibilità di lavorare con De Zerbi e Allegri. Sono due persone che conoscevo già e che stimo come persone. È stata una scelta ponderata e son contento di aver fatto questo percorso rispetto al classico percorso che fanno tutti gli allenatori perchè ho potuto staccarmi dal ruolo e dalla responsabilità di primo allenatore e capire dall’interno come gli altri vivono il ruolo di primo allenatore.

Ho sempre avuto l’idea di tornare ad allenare

Questo alla Juve l’avevo già comunicato molto prima dei contatti con Davide o altri club. Nonostante avessi due anni di contratto, più passavano gli  anni più mi rendevo conto che ero nel posto giusto ma nel ruolo sbagliato

L’esperienza in Ukraina, la guerra, mi ha lasciato tantissimo. Ho ancora delle difficoltà a parlarne e mi emoziono un po’ perchè abbiamo lasciato un popolo che non conoscevo. Ho incontrato una cultura che non conoscevo e che sono contento di aver conosciuto. Ringrazio Roberto [De Zerbi, ndr] per avermi fatto fare questa bellissima esperienza nonostante l’epilogo.

La prima cosa che ho detto a mia moglie quando sono atterrato a Bergamo è stata che in quel posto io ci tornerò. Non so come, se da allenatore o meno ma lì ho lasciato qualcosa e appena mi sarà possibile tornerò a fare un viaggio in Ukraina.

Da calciatore avevo un carattere particolare, ero uno che le cose non le aspettava anche se non avevo grandissime qualità fisiche o tecniche riuscivo ad arrivare prima degli altri. Vorrei che la mia squadra arrivasse prima degli altri sulla palla, quando ce l’abbiamo noi che non se la faccia togliere dagli avversari facilmente e quando ce l’hanno gli altri la riconquisti il prima possibile.

Sono convintissimo che le squadre rispecchino il carattere dell’allenatore e io voglio una squadra che abbia una mentalità diversa dalle altre, non migliore ma diversa che rispecchi molto quelle che sono le persone.



Mi è successo di cambiare idea sui giocatori sia in positivo che in negativo, quindi sono curioso di capire il valore di alcuni giocatori che in questo anno del Modena non sono riuscito a giudicare, senza fare nomi, sono curioso di alcuni giocatori.

Il miglioramento non passa solo attraverso quello che si fa sul campo ma anche nella crescita patrimoniale dei singoli giocatori e attraverso quella poi migliora tutto la squadra. Il mio obiettivo?

Io voglio vincere

Nella vita non ho mai aspettato che gli altri facessero qualcosa per me, però poi ci sono gli avversari e di sicuro oggi non siamo la squadra sulla carta più attrezzata per stare nelle prime posizioni ma io voglio una squadra che rispecchi il mio carattere. E io nella mia vita ho sempre giocato per vincere. Per fare questo c’è bisogno della giusta mentalità e andare anche oltre quelle che sono le zone di comfort di ognuno e provare a fare qualcosina in più.”

 

(foto www.modenacalcio.com)

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